La statua di Leda e il Cigno non è solo un’opera d’arte, ma un testimone del passaggio del tempo e delle vicende di chi l’ha custodita. Dalla Torre del Gallo al Giardino Bardini, questa scultura continua a raccontare la sua storia, ora valorizzata dall’attento intervento di restauro.
A ridosso del muro di sostegno della terrazza di Vertumno e Pomona, troviamo una straordinaria statua marmorea di epoca romana raffigurante Leda e il Cigno. La scultura, un tempo attribuita erroneamente alla dea Venere, è stata correttamente identificata da Alessandra Nardi come Leda, grazie alla presenza del cigno rappresentato accanto alla figura femminile.
Le origini
La statua, realizzata in marmo bianco di Carrara, era originariamente posizionata nel giardino del Castello di Marignolle, di proprietà di Stefano Bardini. Successivamente è stata trasferita alla Torre del Gallo, dove è stata collocata sopra una vasca in porfido decorata con una testa di Medusa di epoca dioclezianea. Oggi la vediamo inserita in un’edicola architettonica, il cui design è attribuibile a Ugo Bardini, che ne ha curato la sistemazione attuale.
L’opera, purtroppo, ha subito danni nel tempo, tra cui la perdita dell’avambraccio destro e del collo del cigno, visibili in fotografie storiche di Marignolle. Inoltre, la testa della statua e il piedistallo su cui poggia sembrano non essere originali.
Prima del restauro
Il restauro
Il recente intervento di restauro ha riportato alla luce la bellezza di questa scultura, affrontando numerose problematiche di conservazione.
La superficie marmorea è stata delicatamente pulita, permettendo la rimozione dei depositi di sporco. In questo modo sono stati evidenziati precedenti restauri, spesso mal eseguiti. Le fessurazioni sono state stuccate, mentre il basamento in pietra serena è stato consolidato con silicato di etile. Le parti più danneggiate sono state rinforzate con perni in acciaio e sigillature con materiali specifici.
La trabeazione e le volute in pietra arenaria, che presentavano esfoliazioni e distacchi, sono state consolidate e ancorate alla muratura retrostante con perni in acciaio e resine epossidiche.
Il capitello disallineato è stato riposizionato e stabilizzato, mentre le sue fessurazioni sono state trattate con stuccature mirate. Un protettivo finale è stato applicato per preservare il marmo nel tempo.
Il restauro
Dopo il restauro