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L’ara funeraria romana di Villa Bardini: un tesoro riscoperto grazie al restauro

Pubblicato il 19 Feb 2025

L’ara funeraria romana di Villa Bardini: un tesoro riscoperto grazie al restauro

Nel “Salotto di Pietra” del Giardino Bardini un’antica ara funeraria romana è tornata a splendere dopo un accurato intervento di restauro.

Fino a poco tempo fa, questo prezioso reperto passava inosservato: coperto di muschi e parzialmente nascosto dalla vegetazione, il manufatto marmoreo era pressoché illeggibile.

Si tratta di un’ara funeraria romana dalla forma semicilindrica, che probabilmente è servita in passato da base per una scultura o un altro elemento decorativo.

Guardandola più da vicino, si possono notare dei simboli tipici di questi monumenti funebri: su un lato c’è una patera (un disco rituale) e sull’altro un urceus (una specie di brocca per versare). Questi elementi iconografici non sono casuali ma richiamano precisamente la disposizione del sacerdote, che durante i riti sacrificali teneva la ciotola rituale, e del camillo (giovane assistente), che maneggiava la brocca di fronte all’altare durante le cerimonie.

L’Epigrafe Funeraria

L’elemento di maggiore interesse è l’iscrizione che appare sulla superficie frontale dell’ara, inquadrata tra due colonnini tortili e un fregio decorativo. L’epigrafe si apre con la tradizionale formula dedicatoria funeraria romana “D(is) M(anibus)” – agli Dei Mani, le divinità dell’oltretomba che proteggevano le anime dei defunti.

Il testo completo recita: “D(is) M(anibus) CORNELIAE THALLUSAE/CONIUGI KARISSIMAE/ET SIBI FECIT”

La traduzione rivela che l’ara fu commissionata da un coniuge in memoria della moglie defunta: “Agli dei Mani – Feci per Cornelia Tallusa amatissima coniuge e me stesso”.

Il restauro

Il restauro è servito in un primo momento a rimuovere i muschi più spessi con spatoline di legno, poi la superficie è stata ripulita delicatamente con spazzolini in PVC e acqua demineralizzata. Nonostante questo primo intervento, i muschi persistevano ancora all’interno delle porosità del marmo. È stato quindi necessario applicare un secondo impacco con soluzione di acqua ossigenata 130 volumi diluita al 30% in acqua, che ha consentito di completare efficacemente la pulitura e restituire leggibilità all’iscrizione.

Grazie a questo intervento di restauro, un frammento autentico della storia romana è tornato visibile in tutta la sua bellezza originale, pronto ad essere ammirato dai visitatori che passeggiano nel Giardino Bardini.

Categoria:
Restauri,Secondo piano

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